04 Giu Analisi architettonica
Il trecentesco mulino è rimasto inglobato in un complesso formatosi per addizione di vari corpi di fabbrica in epoche diverse; tuttavia il fronte est, dove è posto l’ingresso, mette in risalto la cellula originaria che conserva intatto il vano delle macine e i canali del ritrecine grazie al perdurare dell’attività molitoria sino ad oggi. Sopra il portone, spostata sulla sinistra, una iscrizione in calcare bianco, bordata in cotto, reca a caratteri romani con grafia gotica la data del 1392.
La struttura, impostata su pianta rettangolare, con il lato lungo perpendicolare all’attraversamento dell’acqua, è realizzata prevalentemente in pietra arenaria, la presenza di murature in laterizio nelle parti alte denuncia trasformazioni più tarde del manufatto. Non presenta i caratteri propri del molendinum munitum così come tipizzato negli esemplari di queste valli, tuttavia per epoca, per caratteri stilistici e per qualità costruttiva è una tappa importante nella storia dei mulini di questa terra.
Basato su un primo livello costituito dai canali che alloggiano il ritrecine, e tuttora attraversato dall’acqua, conserva il sistema di caduta a docce (trasformate in muratura); in prossimità delle bocchette di scarico un ponte addossato al fabbricato consente sia l’accesso al mulino che l’attraversamento del vallato. Il solenne vano delle macine è un ampio rettangolo voltato con botte a sesto acuto, interamente intonacato a calce, vi si accede direttamente dall’esterno mediante un fornice a tutto sesto, che attraversa una muratura di consistente spessore (oltre il metro; all’interno, sul lato dell’ingresso, rimane traccia della strombatura di una feritoia bassa di cui però non vi è corrispondenza all’esterno. Il lato sud ha subito le maggiori manomissioni a causa dell’apertura di alcune porte, comunicanti con l’esterno e con i locali attigui; una piccola botola aperta sulla volta collega al piano superiore. Le caratteristiche architettoniche di questo ambiente ci riportano alla mente l’analogo vano del mulino fortificato di Montalto. I due mulini, sicuramente coevi, mostrano affinità stilistiche e realizzative proprie della cultura costruttiva gotica.
Giuseppe Trivellini.